per Altre Visioni: lunedì 21 settembre ore 21.30
Regia di Claire Denis, con Robert Pattinson, Mia Goth, Juliette Binoche, Lars Eidinger, André Benjamin. Titolo originale: High Life. Genere Fantascienza, Avventura, – Gran Bretagna, Francia, Germania, 2018, durata 110 minuti. Uscita cinema giovedì 6 agosto 2020 distribuito da Movies Inspired.
Una nave spaziale è alla deriva al di là del sistema solare. Il suo equipaggio, un gruppo di prigionieri condannati all’ergastolo che ha commutato la pena in un eterno errare, è alla ricerca di risorse energetiche alternative e di nuove forme di riproduzione che finiranno per decimarli. A sopravvivere sono soltanto Monte e Willow, nata da un abuso della dottoressa Dibs, scienziata ossessionata dagli esperimenti di riproduzione. In faccia al vuoto, Monte e sua figlia discutono sul loro avvenire tra la minaccia del loro annientamento e la promessa di un nuovo sole.
Come il suo debutto, una scena di apertura magistrale, High Life sorprende e allarma.
Un astronauta ripara il pannello usurato fuori dal vascello. Al cuore di una notte interstellare e di un silenzio assoluto, comunica a distanza con una bimba di pochi mesi rimasta sola all’interno. Il pianto improvviso nel casco lo fa trasalire e lasciare andare gli attrezzi dentro un vuoto abissale. L’intervento tecnico resterà incompiuto. Con quel movimento di caduta libera, Claire Denis installa un universo vertiginoso e annuncia il colore del suo film.
Agito dall’irreparabile e dall’irreversibile, High Life è una narrazione instabile che concentra le ossessioni della regista, sondare il mistero del desiderio nella sua bellezza stellare e nei suoi buchi neri. Racconto di science-fiction, prison movie e favola scientifica, il film accumula sufficiente densità per generare da solo uno spazio mentale di suggestioni. La più desolante è la nave di cani erranti, residui mesti della cagnolina Laika, lanciata nello spazio dai russi nel novembre del 1957.
Articolato secondo una cronologia spezzata, che asseconda i capricci del tempo fuori dal sistema solare, il film introduce dodici passeggeri, criminali condannati a morte che hanno scelto di partire volontari per una missione spaziale a senso unico. Non rivedranno mai la Terra. In questa ‘curvatura’, High Life studia ‘in vitro’ uomini senza orizzonti e con un solo principio di vita: la pulsione. Il protocollo originale sulla riproduzione nello spazio volge presto in umilianti rituali erotici inflitti agli uomini dalla scienziata di Juliette Binoche. Tra onanismo organizzato, astinenza ribelle e violenza sessuale, Claire Denis ritrova il suo stile organico e trasgressivo (Cannibal Love – Mangiata viva).
Affresco di un’umanità senza ideali e senza speranze, High Life è uno strano oggetto di riflessione che nel suo ultimo atto, la bambina è diventata una giovane donna che ha conosciuto e conoscerà un solo uomo, suo padre, interroga il tabù (assoluto) e la moralità. Perché Monte e Willow sono soli a bordo, soli al ‘mondo’. Lunghi flashback che affiorano come bolle sulla superficie della coscienza di Monte, mostrano al pubblico che il peggio per loro è passato. Di quel pugno di mostri fuorilegge e fuori di sé spediti in orbita per crimini inconfessabili, non è rimasto che Monte che alleva la vita in una nave programmata per andare a morire. Veicolo di desideri primitivi, di piaceri solitari e funebri, di sesso meccanico, di pulsioni frustrate e di regime clinico, il vascello 7 è una fuck box (come quella che cavalca la dottoressa Dibs in una delle scene più perturbanti) che divora e dove tutti si divorano. Un monolite che rompe le geometrie asettiche delle navi tradizionali e fluttua inesorabile verso l’orizzonte dell’incesto. Orizzonte da tragedia greca a cui il protagonista Robert Pattinson resiste dominando le sue emozioni e lanciandosi verso l’incognita di un’altra galassia, di un’altra forma, verso la yellow light di Olafur Eliasson.
Il buco nero che costituisce il cinema di Claire Denis coincide in High Life col buco nero della morale. A lambirlo è il corpo (inter)siderale di Robert Pattinson. La bellezza del suo gesto, radicale e lirico, è la promessa di un’andata senza ritorno verso l’amore. Un amore cosmico che dialoga direttamente con Interstellar e non può che (ri)congiungersi con l’universo, malgrado tutto. Malgrado la morte fisica e morale dell’umanità in assenza di gravità e dentro una supernova narrativa propizia a tutte le interpretazioni. Il caos è in marcia e Claire Denis testa la resistenza fisica dello spettatore. Allacciate le cinture e bon voyage. (Marzia Gandolfi, mymovies.it)