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Benedetta (dal 10/3)

27 Febbraio , 2023

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Movie Story

venerdì 10 ore 21.20 – v. or. sott. ita.
sabato 11 ore 18.30
domenica 12 ore 20.40
mercoledì 15 ore 17.00

giovedì riposo settimanale

Regia di Paul Verhoeven, con Virginie Efira, Charlotte Rampling, Daphne Patakia, Lambert Wilson, Olivier Rabourdin – Francia, Paesi Bassi, 2021, durata 131 minuti. Uscita cinema giovedì 2 marzo 2023 distribuito da Movies Inspired.

L’OLANDESE VIOLENTO RITORNA E FA LA VOLONTÀ DELLE DONNE IN TERRA (di Marzia Gandolfi, mymovies.it)

Benedetta Carlini ha nove anni e una Madonna per bambola. Un intervento divino l’ha salvata alla nascita e promessa alla Vergine Maria. Entrata bambina nel convento di Pescia, che diventa il suo grande terreno di gioco, cresce in bellezza e ‘santità’. Perché Benedetta ha straordinarie qualità affabulatorie. Le sue visioni, i suoi sogni e le stigmate le valgono il biasimo della badessa e il sostegno popolare. Tra miracoli e comete, Benedetta ‘fa la volontà’ di una figlia che salva dalle grinfie del padre predatore. ‘Sorella’ intraprendente, Bartolomea alza la posta e la introduce al piacere. Intanto gli ecclesiastici locali provano a trarre profitto da questa mistica esaltata, perché se lo scandalo minaccia l’ordine prestabilito, sovente serve gli interessi della chiesa. Da copione, il Nunzio di turno deciderà di farne un falò. Ma le strade del signore, si sa, sono infinite.

Nei film di Paul Verhoeven c’è sempre un momento di un’audacia stupefacente, impensabile per un altro regista. Benedetta è Verhoeven allo stato puro.

Adattamento di “Atti impuri. Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento”, Benedetta è la nuova e mistica provocazione di un autore che attendiamo sempre come un messia. Perché nessuno lavora il visibile come lui, nessuno si prende il piacere di fare cinema nudo come lui, nessuno attiva il femminile come lui.

Antesignana di Catherine Tramell (Basic Instinct), Rachel Stein (Black Book) e Michèle Leblanc (Elle), suor Benedetta ‘surfa’ sulla follia della sua epoca, già epidemica (la peste sta falciando Firenze), donando filo da torcere ai suoi inquisitori con esplosioni di piacere e blasfemia.

Per le ragioni sommariamente riassunte dal titolo italiano del libro di Judith C. Brown, suor Benedetta fu oggetto di una sorveglianza costante. Sul piano della fede, le stigmate e le visioni della religiosa condussero le autorità del tempo a investigare dettagliatamente al fine di decidere l’opportunità della sua canonizzazione, sul piano personale stabilirono che Benedetta Carlini avesse una relazione sessuale regolare con un’altra sorella, Bartolomea.

Verhoeven mette mano alla ricerca storiografica della Brown facendone qualcosa di enorme, che lascia (grandi) questioni in sospeso: Benedetta era una mitomane manipolatrice o una profetessa? Era una santa in contatto soprannaturale con Cristo oppure una lesbica in rapporto carnale con Bartolomea? Allergico a qualsiasi forma di manicheismo, Paul Verhoeven è esattamente dove lo aspettavamo, nelle zone d’ombra del desiderio e della fede.

E le ombre nei suoi film stimolano sempre la carne. L’oscenità provoca l’invisibilità perché mostrare è il principio stesso del cinema per un autore selvaggio e brutale, che definire morale o immorale non è sufficiente. E anche un po’ vano.

Benedetta non fa sconti a religiosi e bigotti, si prende grassamente gioco delle ipocrisie di un’istituzione che santifica o manda al rogo secondo i suoi umori e i suoi interessi politici, tuttavia non è lì l’essenziale ma nel desiderio di Verhoeven di fare quello che ha sempre fatto tanto bene. Vomitando, letteralmente, sublime e grottesco, incide la superfice con la complicità della sua eroina, maga, strega e sempre custode e padrona della finzione. In quel teatro della crudeltà che fu la Storia, le donne di Verhoeven, nessuna esclusa, si mettono in scena ‘vestite’ di un’indistinguibile miscela di sincerità e simulazione.

Abitata da un misticismo furioso e letteralmente innamorata di Cristo, Benedetta non si accontenta di immaginarsi vivere un idillio carnale con degli avatar virili di Gesù nei suoi sogni più torridi ma piega la fede alla sua volontà e ai suoi desideri con Bartolomea, un giovane donna di estrazione modesta per cui prova un’attrazione irresistibile.
Alla maniera di Showgirls o di Black Book, Verhoeven conferma la spettacolarità del femminile declinato in tutti gli stati della carne: orgasmi, stigmate, secrezione, autoflagellazioni, defecazione, torture ginecologiche, necrosi, gravidanze. Insomma, estasi e tormento di un corpo femminile sempre sospettato di simulare e sempre ‘costretto’ a confessare la verità, con l’esorcismo o con strumenti che infliggono terribili sofferenze.

Come la Rachel di Black Book, ebrea in un mondo di nazisti, Benedetta per sopravvivere deve farsi attrice potente, una ‘superfemmina’ che guarda gli uomini guardarla alla maniera di Sharon Stone. Poco importa sapere, come per la sua Catherine Tramell, se Benedetta è colpevole o no. A interessarci davvero è quello che accade nel segreto della cella, una quinta nascosta agli occhi degli inquisitori di dio ma non a quelli di un’altra donna (la badessa destituita di Charlotte Rampling), dove Benedetta smette finalmente di fingere. Sotto la veste immacolata e le dita abili di Bartolomea, rivelerà al mondo la sua verità (e il piacere femminile).

Nel ‘rinascimento’ mostruoso degli uomini, questa volta è Virginie Efira che osa il ‘pensiero stupendo’ e infernale. Santa e strega insieme, prende su di sé tutti i mali del mondo e si produce e riproduce nella commedia umana. Perché il suo doppio possa bruciare sul rogo e lei godere sulla terra (di Toscana). Amen.