giovedì 29 ore 21.20 – v.o.s.it.
venerdì 30 ore 21.20
sabato 31 ore 19.10
domenica 1 ore 20.30
lunedì 2 ore 19.40
martedì 3 ore 19.40
mercoledì 4 ore 19.40
Regia di Jerzy Skolimowski, con Sandra Drzymalska, Mateusz Kosciukiewicz, Tomasz Organek, Isabelle Huppert. Polonia, Italia, 2022, durata 86 minuti. Uscita cinema giovedì 22 dicembre 2022 distribuito da Arthouse
PREMIO DELLA GIURIA AL FESTIVAL DI CANNES 2022
“Eo (“ih-oh”) è il nome di un asino che fa coppia con l’acrobata Kasandra in un circo polacco. Con la ragazza, Eo ha un rapporto speciale, una comunicazione intima, che passa attraverso le carezze, il tono della voce, un accoppiamento delle teste e dello spirito. Ma il circo viene smantellato, piegato dai debiti e dalle proteste, e i due vengono separati. Eo inizia così un viaggio che lo porta in paesi e contesti diversi, fino in Italia, sempre secondo ai cavalli, belli e capricciosi, caricato di pesi, per lo più ignorato, a volte pestato, per cieca furia umana, in un’occasione salvato e in un’altra no.
Jerzy Skolimowski si mette nella testa dell’asino, animale intelligente e sensibile, costretto allo spettacolo dell’umana violenza e dell’umana insensatezza, e ne visualizza i pensieri, i ricordi, i desideri.
Il risultato è un film che vorrebbe essere quasi senza autore, identificarsi con il cinema stesso, con l’atto della visione, che è sempre soggettiva, investita e dettata dalle emozioni. E lo sguardo che Skolimowski attribuisce all’animale non è solo più circoscritto o parzialmente sfocato ai lati: è capace di elevarsi sopra le foreste, di immaginare il corso di un torrente, di materializzare la pericolosità crescente del nostro mondo nell’incubo di un insetto robotico, che tutto (video)registra senza provare empatia.
EO è un progetto che cova nella mente del regista polacco da decenni, da quando, da ragazzo, fu segnato dalla visione di Au hasard Balthazar di Bresson, cui questo film rende omaggio rifiutando la chiave naturalistica e proponendo una visione pessimista dell’uomo.
Scritto in Sicilia, con la complicità di Ewa Piakowska, durante l’isolamento dovuto alla pandemia di Covid19, il film riflette su cosa significhi, in termini cinematografici, vedere il mondo in maniera diversa, e la riflessione coinvolge necessariamente anche l’aspetto sonoro, traducendosi, anche in questo caso, in una musica tarata sull’espressione emotiva anziché su una sonorità accondiscendente nei confronti dell’orecchio umano.
L’intenzione, dunque, è di grande interesse e ci sono dei momenti del film che ne raggiungono l’ambizione, ma in altri, sfortunatamente, il regista si fa sedurre dal gusto della stranezza fine a se stessa (cavalcata, con la proverbiale ironia, dalla regina di queste incursioni attoriali ai limiti del situazionismo: Isabelle Huppert) oppure da un’estrema semplificazione del discorso, che sfocia nel sentimentalismo. Allora il pensiero corre ad un’opera di ben altro livello, quale Bella e perduta di Pietro Marcello, che del viaggio di un bufalo faceva un’elegia senza tempo e malinconica sulla perdita del legame tra uomo e natura, tra specie diverse.” (Marianna Cappi, mymovies.it)