lunedì 7 ore 17.00 vers.orig.sott; ore 19.15 vers.it; ore 21.30 vers.orig.sott
martedì 8 ore 17.00 vers.it
mercoledì 9 ore 19.15 vers.orig.sott
(The Birds, USA/1963) di Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: Evan Hunter, dal romanzo di Daphne du Maurier. Fotografia: Robert Burks. Montaggio: George Tomasini. Musiche: Remi Gassman, Oskar Sala, Bernard Herrmann. Scenografia: Robert Boyle. Interpreti e personaggi: Tippi Hedren (Melanie Daniels), Rod Taylor (Mitch Brenner), Jessica Tandy (Lydia Brenner), Suzanne Pleshette (Annie Hayworth),Veronica Cartwright (Cathy Brenner), Ethel Griffies (Mrs Bundy), Charles McGraw (Sebastian Sholes). Produzione: Alfred Hitchcock per Universal Pictures. Durata: 119’
Mitch Brenner, un avvocato di S. Francisco, abita con la madre e la sorellina Cathy in un remoto paesino nel sud della città. Melania, una giovane donna innamorata di lui e venuta a trovarlo per portargli in dono due uccelletti, viene ferita da un gabbiano: un caso inspiegabile che sembra però isolato. Invece, durante la festa per il compleanno di Cathy, improvvisamente l’animazione degli amici della bambina si trasforma in indescrivibile panico poiché alcune centinaia di corvi e gabbiani assaltano ferocemente i giovani invitati. Dopo un periodo di relativa calma, si crea una nuova ondata di terrore a causa della scoperta del cadavere di un vicino crudelmente straziato. Nel frattempo, gli uccelli si sono riuniti a migliaia e tutti gli abitanti del paese sono sotto l’impressione di un incubo. Neppure le case sono ormai più sicure…
Se si hanno occhi per vedere, orecchie per ascoltare e un cuore per sentire, Gli uccelli è un film magnifico. Di una bellezza ammaliante che, secondo il procedimento caro a Hitchcock da La finestra sul cortile e messo a punto con Vertigo, ci trascina lentamente, dolcemente, ma irresistibilmente, dalla dimensione del quotidiano verso i territori lontani del fantastico. È un film musicale. Inizia con un andante piacevole, grazioso, seducente, che con una minima modulazione, diventa poco a poco grave, strano, angosciante. Poi improvvisamente esplode un allegro vivace, vorace, rapace, che a sua volta si appesantisce, assumendo risonanze terrificanti. Infine, si conclude con una corona tra le più minacciose che si possano immaginare. […] Questo film – il più compiuto, il più meditato, il più profondo di Hitchcock, insieme a Psycho – è l’austera riflessione di un uomo che si interroga sui rapporti tra l’umanità e il mondo. Rapporti considerati da tutte le possibili angolazioni, tanto quella metafisica, occulta, filosofica, scientifica, psicanalitica (in questo film la psicanalisi è fondamentale) quanto semplicemente quella naturale. Riflessione pessimista, apocalittica. È la più grave accusa contro la nostra società materialista, alla quale non accorda che poche speranze prima della catastrofe.
(Jean Douchet)