venerdì 13: ore 21.20
sabato 14: ore 16.00 – 21.20
domenica 15: ore 16.00 – 18.20
lunedì 16: ore 17.20
martedì 17: ore 19.00 – 21.20
mercoledì 18: ore 17.00 – 21.20
GIOVEDI’: RIPOSO
Regia di Miguel Gomes, con Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate, Cláudio da Silva, Lang Khê Tran, Jorge Andrade. Genere Drammatico, – Portogallo, Italia, Francia, Germania, Giappone, Cina, 2024, durata 129 minuti. Uscita cinema giovedì 5 dicembre 2024 distribuito da Lucky Red.
Un viaggio onirico tra documentario e finzione del ritmo lento e suadente.
Recensione di Emanuele Sacchi (mymovies.it)
giovedì 23 maggio 2024
Birmania, 1917. Il funzionario dell’Impero britannico Edward riceve un telegramma dalla fidanzata Molly, che vuole raggiungerlo a Rangoon per sposarlo. Edward sale sul primo treno, che deraglia. Da lì inizia un viaggio attraverso l’Estremo Oriente, che lo condurrà in Vietnam, nelle Filippine, in Giappone e infine in Cina, puntualmente raggiunto dai telegrammi di Molly che non demorde e segue le sue tracce tra mille difficoltà.
MIGLIOR REGIA AL FESTIVAL DI CANNES 2024
Miguel Gomes, autore di Tabu e Le mille e una notte, ha contribuito in maniera determinante a rendere una materia sempre più fluida la commistione di cinema documentario e di finzione.
Grand Tour continua un discorso personale e lo porta in Estremo Oriente: la componente di finzione è ambientata nel passato ma è evidentemente girata nel presente, spesso in interni, anche a causa del lockdown da Covid-19. La suggestiva monocromia della fotografia e l’utilizzo di tecniche come l’iris rimandano però a un’epoca lontana del cinematografo. A rappresentare gli esterni sono invece immagini catturate da Gomes durante viaggi recenti in quei luoghi e il montaggio di vecchio e nuovo, bianco e nero e colore, documentario e finzione provoca l’effetto ossimorico desiderato dall’autore.
Le lingue parlate sono tante quanti i paesi attraversati e osserviamo prosaici attimi di quotidianità contemporanea – una giostra in Myanmar, un karaoke nelle Filippine e così via – mentre una voce over ricostruisce la storia d’amore incompiuto tra Edward e Molly. Un effetto complessivo straniante, agevolato da un ritmo lento e suadente e dall’immersione in una vegetazione lussureggiante che culla lo spettatore in uno stato semi-onirico.
La prima metà del film si concentra sulle peregrinazioni di Edward e sulla contemplazione, dove la seconda, in cui la protagonista è Molly, è caratterizzata da avventure esotiche e sinistri vaticini, che alzano il livello di pathos e di compartecipazione dello spettatore.
Inevitabile pensare a un omaggio al capolavoro Sans Soleil di Chris Marker – come Tabu, d’altronde, lo era stato verso il film omonimo di F.W. Murnau – ripensato in base alla cifra stilistica propria di Gomes, che utilizza un cinema ibrido per sospendere l’atmosfera e trasferire lo spettatore in un limbo in cui la trama conta relativamente, smarrita tra gli scherzi della memoria e di una percezione fallace.
Da Tabu Gomes riprende l’utilizzo di un 16mm in bianco e nero e l’ambientazione post-colonialista, utile ad evidenziare il contrasto tra Occidente e Oriente e l’inafferrabilità di quest’ultimo, inevitabilmente incompreso quando osservato attraverso lo stereotipato sguardo occidentale. Forse è cinema per iniziati, ma vale la pena provare ad avvicinarsi al culto del regista portoghese per poterlo apprezzare appieno.