Movie Thumb

I figli degli altri

14 Settembre , 2022

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Movie Story

giovedì 22 ore 19.20
venerdì 23 ore 17.20 (in vers.it) – 21.20 (in v. or. sott. it)
sabato 24 ore 18.20
domenica 25 ore 16.30 – 18.30
martedì 27 ore 17.20
mercoledì 28 ore 21.20
lunedì riposo settimanale

Regia di Rebecca Zlotowski, con Virginie Efira, Roschdy Zem, Victor Lefebvre, Antonia Buresi, Yamée Couture.  Titolo originale: Les enfants des autres. Genere Drammatico, – Francia, 2022, durata 104 minuti. Uscita cinema giovedì 22 settembre 2022

Rachel è una donna solare, che ama il suo lavoro di insegnante, i suoi amici, la famiglia, ha un buon rapporto con il suo ex e un nuovo amore, Alì, che la riempie di felicità. Quando il tempo è maturo perché cominci a conoscere e frequentare la bambina di Alì, Leila, Rachel si affeziona profondamente a lei, nonostante all’inizio farsi accettare non sia sempre facile. Desidererebbe anche avere un figlio con Alì, ma ha più di quarant’anni e le probabilità che rimanga incinta sono basse. Più i mesi passano, e la nuova configurazione familiare si fa quotidiana, più Rachel e Leila si legano l’una all’altra. Ma improvvisamente Alì non è più sicuro di quel che vuole.

Rebecca Zlotowski ha individuato un buco temporale, una discrasia, per cui il cinema le è parso in ritardo, mancante di un’immagine fondamentale: quella delle nuove famiglie, riassortite, allargate, che rappresentano una realtà diffusa e socialmente integrata del nostro presente privato e collettivo.

E se non è l’immagine della famiglia, è certamente quella della belle-mère (l’italiano “matrigna” è inaccettabile), la compagna del padre, a non aver avuto spesso l’attenzione della macchina da presa, più ancora del suo corrispettivo maschile.

Virginie Efira assume con grande dedizione questo ruolo, portando in primo piano un personaggio tradizionalmente secondario, specie quando la sua partecipazione si rivela una parentesi, un passaggio transitorio dentro la grande storia d’amore di altre persone. Morbida nel corpo e forte nel carattere, la Efira è qui incarnazione autentica e toccante della malinconia della sua situazione ma anche dell’intelligenza della dignità, tanto che la sua interpretazione riempie i non pochi vuoti imputabili alla regia.

Non basta infatti chiudere ad iris (in un ideale ricordo destinato a sbiadire) i capitoli della storia di Rachel, Alì e Leila, o peggio lasciarsi prendere la mano dalla passione per i costumi di scena (al limite della sfilata di moda), per elevare il film al di sopra di un realismo troppo appiattito, che guarda al cinema americano anni Settanta (Kramer contro Kramer, Spara alla luna) da una postazione temporale e artistica che è però differente e distante.

Parzialmente autobiografico, il film si attarda infine in più di un epilogo, rischiando di tratteggiare un disegno retrospettivo per quello che è un incontro mancato col destino sperato, ma fortunatamente Zlotowski sa anche piazzare qualche sfumatura non scontata riguardo la confusione del personaggio maschile. L’ultima parola, quella che chiude il racconto e ne sigilla il tono, è saggiamente affidata a Wiseman (il regista, nei panni di un vecchio ginecologo) ed è la parola giusta. (Marianna Cappi, mymovies.it)