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Il Coraggio di Blanche

28 Marzo , 2024

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Movie Story

Regia di Valérie Donzelli, con Virginie Ledoyen, Virginie Efira, Melvil Poupaud, Dominique Reymond, Arthur Thunin. Titolo originale: L’amour et les forêts. Titolo internazionale: Just the Two of Us. Genere Drammatico, – Francia, 2023, Uscita cinema mercoledì 24 aprile 2024 distribuito da Movies Inspired.

Quando Blanche incontra Greg pensa di aver trovato l’uomo della vita. Presto però si ritrova coinvolta in una relazione tossica con un uomo possessivo e pericoloso. Il film ha ottenuto 4 candidature e vinto un premio ai Cesar

In Concorso all’ultimo Festival di Cannes

UNA CRONACA ROMANTICA CHE VOLGE IN INFERNO CONIUGALE. I SENTIMENTI, SECONDO DONZELLI, SOTTENDONO UNA SENTENZA BELLICOSA.
Recensione di Marzia Gandolfi (mymovies.it)
giovedì 25 maggio 2023
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Blanche Renard vive a un passo dal mare dove attende l’amore, che arriva e ha lo charme di Grégoire Lamoureux (nomen omen), un perfetto sconosciuto che sembra avere tutto quello che cerca. Cresciuta tra una madre affettuosa e una sorella gemella più intraprendente, Blanche sposa Grégoire e lascia la famiglia per il tetto coniugale. Lontana dalla Bretagna e dagli affetti più cari, la sua idea romantica dell’amore si scontra presto con la realtà e un uomo possessivo, che mente e tesse una tela di menzogne e ricatti. Tra cucina e soggiorno, ufficio e camera da letto, la tragedia domestica si consuma. Vessata dal marito, manipolatore nocivo e inquisitore feroce, Blanche precipita in una disperazione profonda. Non resta che decidere se restare o partire, tacere o denunciare.

La coppia è sovente al centro del cinema di Valérie Donzelli (La guerra è dichiarata, Main dans la main) che si spinge lontana dalla sua zona confort, la commedia ludica dagli accenti pop, per avanzare in un territorio mai esplorato. L’Amour et les forêts traccia un percorso a parte nella sua filmografia, lavorando su due universi completamente separati, il lirismo e il realismo noir, che finiscono per convergere violentemente in un melodramma psicologico.

Il film debutta come una favola, quella narrazione fantastica che attraversa tutte le opere di Donzelli. I toni al principio sono leggeri, oscillazioni incantate e slanci di grazia: una casa sul mare, ‘concepita’ da Jacques Demy, e una bolla di sorellanza, due sorelle e una madre, scoppiata da un principe charmant che bussa alla porta. E come in ogni favola che si rispetti, il lupo non tarda a rivelarsi e a volgere il conte de fées in huis clos angosciante.

Perché dietro la ‘porta chiusa’ la belva ringhia e la paura si installa, paralizzando ogni piano. Soltanto la protagonista non lo vede arrivare e adesso si difende come può dalla sua ferocia, trova un lavoro e poi un amante per una parentesi incantata ai margini di una foresta e nel pieno di una tempesta, il miraggio di una felicità impossibile, che fuggirà per rientrare ‘incomprensibilmente’ nella tana del lupo. Perché il male dell’eroina viene da più lontano e piomba lo spettatore nella mente di una donna enigmatica e ambigua, affascinata dalla sua stessa caduta. Il profilo è disegnato da Éric Reinhardt, autore del romanzo omonimo, adattato da Valérie Donzelli e Audrey Diwan (La scelta di Anne), che iscrivono la loro protagonista nella linea di Anna Karenina ed Emma Bovary, eroine della rinuncia, condannate dalle loro scelte.

Ma qui le intenzioni degli autori divergono, se per lo scrittore la questione è l’esplorazione del conflitto tra le nostre aspirazioni e quello che ne facciamo, della maniera in cui l’esistenza si mette di traverso nella ricerca di “intensità” e bellezza, la regista propone un esisto radicalmente diverso, cambiando registro, passo e colore. Donzelli capovolge la cronologia e inventa un intervallo di beatitudine coniugale che precipita nell’incubo e lo attraversa fino a liberare la parola della sua eroina in lotta tra 16mm e digitale. ‘La guerra è dichiarata’, una guerra che il film combatte soprattutto contro se stesso, contro una nuova forma che l’autrice fatica a dosare e a governare. I propositi, chiari sulla carta, faticano a definirsi inciampando uno sull’altro. L’amore romantico e quello tossico, raccontati al tempo imperfetto, la gemellarità e la mostruosità, tutto si mescola in un film che si smarrisce tra i colpi di scena (telefonati) dell’impresa. All’incrocio tra melodia di felicità e note dissonanti anche gli attori faticano a trovare il passo e una composizione ‘adeguata’ al dramma dell’abuso.

Virginie Efira, attrice che ama abitare identità instabili e scavare gallerie per interpretare il grande spettacolo della femminilità, si fa in due (letteralmente) ma resta disinnescata. Nel film incarna due gemelle ma è soprattutto Blanche, follemente innamorata di Grégoire. Melvil Poupaud, attore esigente e altrove sottile, dona la replica e ricambia l”amore’ invertendo lo status di vittima e carnefice. In una cronaca romantica che volge in inferno coniugale, interpreta un mostro bicefalo senza trovare mai la zona grigia del suo personaggio: il chiaro nel predatore, l’oscuro nel principe.

Se in Marguerite & Julien, l’autrice non raggiungeva mai l’intensità necessaria per evocare il suo soggetto, proteggendosi addirittura dalla violenza corrosiva della sua materia (l’incesto), in L’Amour et les forêts non riesce mai a trascendere le forze oscure che minano la coppia. Come se rifiutasse di trattarli da un punto di vista morale, per la Donzelli relazione incestuosa o violenza domestica sono solo ‘accidenti’, il punto di partenza per nuove formulazioni intorno al suo motivo ossessionale: l’amore impedito, battuto, proibito dalla natura o dall’ordine sociale.

I sentimenti secondo Donzelli sembrano sempre sottendere una sentenza bellicosa, i suoi personaggi ‘andare all’amore’ come si va alla guerra. L’Amour et les forêts non fa eccezione, la vita di coppia non è mai stata più pericolosa ma il ‘trattamento’ avrebbe meritato più sottigliezza e meno eccentricità.