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La vita nascosta – Hidden Life

29 Settembre , 2020

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Movie Story

giovedì 1: ore 21.10 (solo oggi in vers.orig.sott.it)
venerdì 2: ore 21.10
sabato 3: ore 17.15
domenica 4: ore 20.30
lunedì 5: ore 17.15
martedì 6: ore 21.10
mercoledì 7: ore 17.15

Regia di Terrence Malick, con August Diehl, Valerie Pachner, Matthias Schoenaerts, Michael Nyqvist, Bruno Ganz. Titolo originale: Radegund. Titolo internazionale: A Hidden Life. Genere Biografico, Drammatico, Storico, – USA, Germania, 2019, durata 173 minuti. distribuito da 20th Century Fox Italia.

Ubicato nell’Alta Austria, Radegund è un’oasi di pace dove Franz e Fani si sono incontrati e innamorati. La loro vita scorre lieta scandita dalle stagioni e dalle campane della chiesa, dal lavoro nei campi e la ricreazione sui prati. Ma la guerra allunga la sua ombra e rovescia il loro destino. Franz è chiamato alle armi e a giurare fedeltà al Führer. Incapace di concepire la violenza obietta, procedendo in direzione ostinata e contraria. Arrestato per tradimento, viene processato e condannato a morte nell’agosto del 1943.

“Proprio quando il cinema di Malick sembrava avere preso il volo, in territori (celesti) che era sempre più difficile chiamare cinema – facendosi preghiera e poesia, cercando la verità del frammento e del momento, in un processo continuo di scomposizione dello spazio e del tempo, ricomposti poi secondo una logica misteriosa, tutta interiore – eccolo aggrapparsi a una storia forte e tornare sulla terra (diciamo a qualche centimetro da terra). Una trama importante, un percorso lineare, una storia esemplare, dentro cui il cinema aereo di Malick a tratti si trova quasi impacciato, sacrificato, salvo aprirsi in squarci di luce potente, immagini che sono visioni, emozioni attraversate con sacro pudore, prendendo infine un andamento solenne, quasi epico, commovente.
Il cinema di Malick – coi suoi riferimenti altissimi e insieme “pop”, da Bach a Van Gogh – svela, esalta, trasfigura la “vita nascosta” di un uomo qualunque, un contadino, un uomo buono, che ha il coraggio della coerenza e prende il male sulle sue spalle, che non scappa, non si nasconde, non giudica, accetta anche gli insulti e le percosse, pur di rimanere fedele a se stesso, al suo Dio, a ciò che ritiene essere il bene, e quindi all’esempio del Cristo (il sacrificio finale avviene sulle note dell’Agnus Dei). Sì, c’è sempre la voce over, ma non è più qualcosa che sta “intorno all’immagine”, quasi riscrivendola, non è solo meditazione e litania, sono dialoghi in forma di lettere, i sentimenti più veri, che alla fine diventano invocazione (è il dialogo con chi ami, uomo, donna, Dio). Sì, il montaggio non è mai banalmente lineare, ma è al servizio dei personaggi e della loro storia, non cerca un’altra realtà (uno sguardo diverso che la riveli) ma la sua semplice verità, così come i grandangoli o le dilatazioni temporali. Con quel suo modo solo suo di guardare le cose “da dentro”, di creare immagini che sembrano nascere in quel momento solo per noi, illuminate dall’interno, insieme realistiche e “metafisiche”, anche quando sono così liriche da sfiorare il kitch.
E le (quasi) tre ore di durata? Troppe. Eppure ne vorremo di più. La sostanza del cinema di Malick, pur tornando ad essere “narrativo”, sta nel dilatare, sprofondare, contemplare, godere di un mistico panteismo che qui ritrova anche una veemenza romantica, drammatica, che stavolta si compie, trova un porto in cui approdare, la “fine della storia”, la testimonianza esemplare, ma che continua a scorrere, dentro e accanto il film, lo supera e rimane a germinare da qualche parte, in attesa della prossima incarnazione”. (Fabrizio Tassi, ‘Cineforum’)