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Omaggio a Gene Hackman: La Conversazione

10 Marzo , 2025

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Movie Story

venerdì 14: ore 21.20 (vers. or. sott. it.)
sabato 15: ore 18.30 (vers. or. sott. it.)
domenica 16: ore 20.40 (vers. or. sott. it.)

Regia di Francis Ford Coppola. Un film Da vedere 1974 con Gene Hackman, Robert Duvall, Frederic Forrest, John Cazale, Harrison Ford. Titolo originale: The Conversation. Genere Drammatico, – USA, 1974, durata 117 minuti.

Francis Ford Coppola, in mezzo ai due primi Padrino, realizza un film con un alto livello autoriale.
Recensione di Giancarlo Zappoli (mymovies.it)
lunedì 10 marzo 2025
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PALMA D’ORO AL FESTIVA DI CANNES 1974

Harry Caul è ritenuto da tutti il migliore professionista nel campo delle intercettazioni audio di tutta la West Coast. È per questa ragione che gli è stata assegnata un’operazione complessa: deve cioè riuscire a catturare una conversazione tra un uomo e una donna nell’affollata Union Square di San Francisco. Lavorando sulle registrazioni Caul scopre che i due sono amanti e che temono per la loro vita. Inizia pertanto a temere che chi gli ha chiesto di intervenire possa costituire un reale pericolo per gli intercettati.

Francis Ford Coppola, in mezzo ai due primi Padrino, realizza un film con un budget più contenuto ma con un alto livello autoriale.

È bene sgombrare subito il campo da due ipotesi che finirebbero con il distorcere la valutazione di questo film. Coppola non si sta prendendo una pausa, sul piano della narrazione e su quello produttivo, dopo il successo planetario del primo Il Padrino. Anche perché, e qui veniamo al secondo argomento, non si tratta di un film scritto sull’onda dello scandalo Watergate scoppiato nella primavera del 1972 che porterà alle dimissioni di Richard Nixon il 9 agosto 1974, cioè 4 mesi e due giorni dopo la sua uscita sugli schermi statunitensi. Come Coppola ebbe modo di chiarire la sceneggiatura risaliva al periodo 1966-1969 ed era quindi estremamente lontana dalla scoperta delle intercettazioni illegali nel Comitato Nazionale Democratico.

La scelta di Gene Hackman è di quelle vincenti. Il critico Michel Cieutat nel numero 175 della rivista “Positif” definì l’attore il “Monsieur tout le monde” del cinema americano volendo con ciò inquadrarlo come l’uomo qualunque, l’uomo grigio su cui la macchina da presa può soffermarsi per indagare ciò che va al di là dell’apparenza. Nei gesti e sulle espressioni facciali di Harry Caul sembra che tutto possa scorrere senza che ne resti traccia e che questo status possa essere immodificabile. Fino a quando si apre una piccola crepa e la realtà esterna vi compie un’inattesa irruzione. C’è uno scambio di battute che ne segna il ‘prima’. Quando un suo assistente gli dice che qualche volta si finisce con l’interessarsi a ciò che dicono gli intercettati Caul risponde che non sono affari suoi. Ciò che a lui interessa è che la registrazione sia chiara.

Non sarà sempre così. Anzi, di lì a poco, l’I Care (Obama era di là da venire) prenderà sempre più spazio nella sua mente. Coppola pedinerà con la camera questo pedinatore audio fino a coglierlo mentre, impegnato in una telefonata, si toglie i pantaloni terminandola in mutande. È lo spettatore a spiare chi ha fatto della privacy altrui una barriera di cartone mentre ritiene che la propria sia una muraglia inviolabile. Verrà trascinato in un labirinto che si trasformerà nello sconvolgimento di una mente in cui si è insinuato il dubbio più insidioso: quello di essersi trasformato da intercettatore in intercettato.