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Tromperie – Inganno

25 Aprile , 2022

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Movie Story

giovedì 12 ore 19.20 (ver. or. sott.)
venerdì 13 ore 21.30
sabato 14 ore 18.20
domenica 15 ore 20.30
martedì 17 ore 17.00

Regia di Arnaud Desplechin, con Léa Seydoux, Emmanuelle Devos, Miglen Mirtchev, Denis Podalydès, Madalina Constantin. Cast completo Titolo originale: Tromperie. Titolo internazionale: Deception. Genere Drammatico, – Francia, 2021, durata 105 minuti

Philip, scrittore americano a Londra, dialoga con le donne della sua vita, in particolare con la sua amante, inglese, intelligente, colta e compromessa da un matrimonio a cui a soli trentacinque anni, si è già rassegnata. Da mesi abdica il talamo nuziale per fare l’amore, parlare e discutere (molto) solo con lei, nutrendo di parole il suo insaziabile appetito di scrittore. Amanti, spose, amiche rifugiate o terminali, studentesse bipolari, parlano tutte attraverso la voce di Philip, perfino in sogno. Nessun filo conduttore lega queste conversazioni se non l’eco lancinante delle ossessioni del suo autore, il sesso, l’adulterio, la fedeltà, l’antisemitismo, la letteratura. Feticista delle parole, Philip è in ascolto assoluto delle donne che lo circondano.

Deception è un film fervente che crede fermamente nel potere della finzione, della letteratura e del cinema, di tenerci in vita. Senza creazione non c’è desiderio e viceversa.

E tutto il desiderio arriva dal romanzo omonimo di Philip Roth che Arnaud Desplechin ha pensato di adattare per anni, senza trovare mai l’occasione e la maniera. Racconto ‘da camera’, il confinamento imposto diventa un’opportunità e trova la formula del suo processo alchemico, producendo un oggetto strano, un artificio che rimanda al teatro e dimora nello studio di Philip. L’essenziale dell’intrigo si svolge in quello spazio intimo, alcova sentimentale, gabinetto terapeutico e crogiolo di creazione in azione che vira l’adulterio in confessione e capitoli e avventura il film in un parco o a New York verso altri personaggi, altre donne, quelle che hanno contato nella vita di Philip.

Alla maniera di un tourbillon ludico ed esistenziale, la macchina da presa gira intorno a loro e alle loro parole che sorgono e colano come acqua chiara, acqua viva e galvanizzante. Perché Deception non è una provocazione e nemmeno una difesa, è piuttosto una rivendicazione, quella del diritto del creatore a creare. Desplechin racconta Philip Roth e la sua relazione con le donne nella vita e nei suoi libri. Per anni sono stati gettati fiumi di inchiostro e di bile sullo scrittore americano e sulla sua presunta misoginia, nemmeno la sua biografia è stata risparmiata, finendo al macero con il suo autore, Blake Bailey, accusato di tante molestie e di troppa clemenza nei confronti di Roth.

Desplechin tiene un profilo basso e firma un film emozionante il cui vero soggetto, appena nascosto e appena ostentato, è l’apprensione dell’età, la paura della malattia e il terrore della morte. E poi c’è il sesso, certo, la piccola morte che permette al protagonista di dimenticare quella grande, quella prossima. Come ogni altra opera di Desplechin, Deception è un film di fantasmi, i fantasmi delle donne amate come quello di Philip Roth, “uscito di scena” nel 2018.

Ossessionato dall’amore per il cinema e dalla vertigine dell’assenza, il regista filma i suoi attori come nessuno e senza nessuno dei trucchi convenuti. La sua maniera è quasi impossibile da spiegare, bisogna guardarla per vederla. Denis Podalydès non è mai stato così seducente e incandescente sullo schermo, nel ruolo (finalmente) inedito per lui dello scrittore seduttore che vampirizza la vita delle sue partner, involontariamente invitato al suo processo, che è solo un gioco. A dargli la replica e tutto l’amore ci sono Lèa Seydoux, Emmanuelle Devos, Anouk Grinberg, Rebecca Marder, Madalina Constantin, mai così belle, degne, sublimi. Affascinate o esacerbate, lo assediano a turno facendo ‘godere’ quel demiurgo a cui, in uno dei passaggi più belli, Emmanuelle Devos chiede al telefono di vivere mentre ‘muore’ in una camera di ospedale di New York.

Del romanzo di Roth, Desplechin fa meraviglie, fa un film profondamente intelligente e sensibile, un film sorprendente di voci off, in, sopra, sotto, di dentro, voci ebbre, tenere, furiose, intime, letterarie, un film di salti temporali e geografici, dentro i sogni, dentro i ricordi, dentro le pagine. Un film ancora di volti di donne guardate così intensamente, come se custodissero un segreto. Perché, senza dubbio, serbano un segreto.

Philip Roth amava le donne e quell’ignoto. Non le amava solo per quello che mostravano ma soprattutto per quello che avevano da dire sulle loro vite, al suo fianco o a quello di mariti e amanti ordinari. È tutto lì il progetto di Desplechin, adattare il romanzo meno conosciuto dello scrittore, ispirato ai suoi diari personali e alle sue relazioni con le donne della sua (contro)vita, senza il carico bigotto di #metoo. I personaggi femminili sono tutti bellissimi, ma l’autore non forza mai la linea sensuale, non enfatizza mai il desiderio sessuale, sono prima di tutto donne che il linguaggio prezioso impreziosisce sullo schermo.

Dimentichiamo presto chi ‘le scrive’ e cediamo al loro magnetismo e a quello di un’opera che guardiamo e ascoltiamo con una facilità sconcertante, quasi fosse musica. Deception è un film che dovremmo pregare di vedere, talmente luminoso da accecare mentre omaggia il mestiere degli attori, a cui Desplechin affida una partitura drammatica assolutamente prodigiosa. Poesia nevrotica che ‘il professore di desiderio’ avrebbe approvato. (Marzia Gandolfi, mymovies.it)