Movie Thumb

L’appuntamento

15 Marzo , 2023

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Movie Story

Regia di Teona Strugar Mitevska, con Irma Alimanovic, Izudin Bajrovic, Vedrana Bozinovic, Jelena Kordic, Ana Kostovska. Titolo originale: Najsrekjniot Chovek Na Svetot. Titolo internazionale: The Happiest Man in the World. Genere Drammatico, – Danimarca, Belgio, Slovenia, Croazia, Bosnia-Herzegovina, Macedonia, 2022, durata 95 minuti. Uscita cinema giovedì 6 aprile 2023 distribuito da Teodora Film.

UN FILM DI FORTE INTENSITÀ EMOTIVA IN GRADO DI PORRE QUESITI UNIVERSALI OLTRE A QUELLI DI ORIGINE STORICA (di Giancarlo Zappoli, mymovies.it)

Asja, una donna quarantenne di Sarajevo, si iscrive ad un’organizzazione che si occupa di favorire l’incontro con persone dell’altro sesso. Quando Zoran, il suo partner selezionato, si presenta avrà modo di scoprire un’amara verità: è l’uomo che, nel 1993, le sparò ferendola in modo grave.

Teona Strugar Mitevska porta nuovamente sullo schermo la condizione della donna affrontandola da una diversa prospettiva sia storica che sociale.

C’è qualcuno che osserva dall’alto la fossa di un cantiere ripreso di schiena con un’inquadratura verticale che rapidamente si allarga a tutto schermo per mostrarci il palazzo popolare sul cui tetto si trova per poi passare a ciò che sta guardando e a una donna che si siede nel bel mezzo delle macerie. Quella donna è Asja. Chi l’osserva siamo noi spettatori chiamati a farlo per tutta la durata del film e le macerie sono quelle prodotte dalle costruzioni edili che stanno trasformando, come verrà detto più avanti, il volto di alcune aree della città ma forse, simbolicamente, rappresentano dei massi difficili da rimuovere nell’animo e nella memoria di chi ha vissuto quel conflitto devastante.

La sceneggiatura, scritta con Elma Tataragic´, ci immerge da subito in uno dei due livelli della narrazione. Siamo in un edificio moderno attrezzato per ospitare degli incontri finalizzati a creare delle coppie sulla base di una serie di stimoli proposti da chi conduce. A questo piano collettivo verremo continuamente rinviati per tutta la prima parte del film anche quando i due protagonisti avranno iniziato il loro doloroso percorso di conoscenza reciproca. Asja non si fa proporre un partner qualsiasi. Lo ha già contattato online pensando di avere scelto e non sapendo di essere stata invece scelta. Come quella sera di tanti anni prima in cui era entrata nella traiettoria della pallottola che proprio chi si va a sedere dinanzi a lei ha sparato.

Con l’incontro/scontro tra queste due persone Mitevska ci ricorda che al di là del confine ad Est del nostro Paese c’è un mondo non ancora realmente pacificato. Le cronache recenti hanno riferito della crescente tensione tra Serbia e Kosovo ma la forza di un cinema come quello della regista, che è nata a Skopje nel 1974 e che quindi ha vissuto direttamente tutto quel periodo, è capace di offrirne una lettura tanto profonda quanto emotivamente forte. I quesiti che ci pone sono al contempo universali e localizzati.

Localizzati perché le ferite brutalmente inferte da un conflitto che ha visto esplodere odi etnici e religiosi che hanno portato a massacri e a violenze inenarrabili sembrano ancora aperte e a rischio costante di infezione a più di trent’anni dall’inizio delle ostilità. Basta poco per far sì che anche coloro che apparentemente pensavano ad altro tornino a rivivere quel passato e a far emergere una rabbia che ha continuato sotto le ceneri.

Sono anche però quesiti universali che, oltre a quello solo apparentemente secondario di uomini e donne che non riescono più a vivere una vita sentimentale se non sono eterodiretti, pone il problema della possibilità o meno del perdono. Come ha scritto il cardinale Zuppi: “È facile comprendere la disperazione di una vittima, mentre è molto più difficile entrare nella disperazione di chi ha commesso un reato”. È ciò che Mitevska cerca di fare riuscendovi e suggerendoci anche che la soluzione non si trova né nell’elidere il passato come se non fosse accaduto né nel farsi prendere da una frenesia solo apparentemente liberatoria. Il confronto a cuore aperto con se stessi e con l’altro è l’unico mezzo per poter almeno sperare di andare oltre ed essere, se non gli uomini o le donne più felici del mondo, almeno delle persone che hanno fatto il possibile per cercare una pace interiore.