lunedì 26 e giovedì 29 ottobre ore 21.30
Regia di Jessica Hausner, con Emily Beecham, Ben Whishaw, Kerry Fox, Kit Connor, Phénix Brossard, Leanne Best. Genere Drammatico, – Austria, Gran Bretagna, Germania, 2019, durata 100 minuti.
Alice lavora in un laboratorio botanico dove si progettano nuove specie di vita vegetale. Con alcuni colleghi ha creato un nuovo fiore bellissimo alla vista e dalle notevoli qualità terapeutiche: se conservata infatti in un’atmosfera confortevole e trattato con affetto, è in grado di migliorare la vita di chi lo possiede. Preoccupata per il suo rapporto con il figlio adolescente Joe, Alice porta a casa uno dei fiori e gli dà il nome di Little Joe. Poco alla volta l’umore del ragazzino muta in maniera inquietante, e così quello dei colleghi di Alice, che si convince sempre più che Little Joe sia in grado di manipolare la mente umana.
“L’austriaca Jessica Hausner, alla prima esperienza in Concorso a Cannes dopo aver presentato al Certain Regard i precedenti Lovely Rita, Hotel e Amour fou (mentre con il bellissimo Lourdes era stata in concorso a Venezia), ha girato a Londra una fantasia distopica che come altri film di questa edizione del festival (I morti non muoiono, Atlantique, Zombi Child) riflette le paura contemporanea per la disumanizzazione e la fine dei sentimenti. Come un film di fantascienza anni ’50, Little Joe costruisce lentamente, in maniera fredda e compassata, una situazione di progressiva paranoia, lasciando la protagonista sempre più sola nel tentativo di impedire la silenziosa mutazione a opera della pianta geneticamente modificata. La presenza muta del fiore, rosso e dalle lunghe spirali, funziona in realtà da innesco di fragilità e patologie già presenti in ogni personaggio del film: la protagonista Alice (Emily Beecham) è una madre apprensiva e dedita al lavoro; il suo collega Chris (Ben Whishaw) un insicuro innamorato di lei; il figlio Joe (Kit Connor) un figlio diviso fra due genitori; l’anziana collega Bella (Kerry Fox) ha un tentato suicidio alle spalle… Apparentemente, il mutamento portato dal fiore, che elimina ogni impulso emotivo e livella l’umore su una sensazione d’appagamento, migliora le vite di tutti, togliendo però agli individui, proprio come in un’invasione di ultracorpi, la loro specificità. Alice combatte contro la “zombificazione” del mondo, eppure può vedere lei stessa i risultati di un cambiamento che risolve ogni patologia… Jessica Hausner, da sempre autrice di un cinema sospeso fra iperrealismo e tragedia, costruisce il film come un racconto dell’orrore, con una trama esile e con giochi di attesa e anticipazione, lavorando soprattutto sulla messinscena. Il laboratorio bianco e verde, la serra con i fiori rossi, la casa di Alice arredata asetticamente diventano per via del loro iperrealismo luoghi sinistri. Non c’è nulla di veramente spaventoso, in Little Joe: eppure ogni inquadratura, costruita come uno spazio narrativo a sé e filmata da lenti movimenti di macchina che escludono progressivamente le figure umane, riflette e insieme genera una dimensione misteriosa. «La paura distorce la nostra visione delle cose», dice la psicologa che ha in cura Alice, «fino a farcele vedere come realizzazione dei nostri desideri»: e sta proprio qui, nell’indistinguibile natura del timore e del piacere, il segreto del film, che paradossalmente si chiude così come comincia, dopo aver instillato il dubbio che una mutazione dell’umanità possa portare a una nuova forma di vita spaventosamente identica a quella precedente… ” (Roberto Manassero, mymovies.it)