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Cold War

15 Dicembre , 2018

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Movie Story

Orari spettacoli:

giovedì 27: ore 17.15 – 21.30
venerdì 28: ore 21.30
sabato 29: ore 18.30 – 20.30
domenica 30: ore 16.30 – 20.30
lunedì 31: ore 21.30
martedì 1: ore 18.30 – 20.30
mercoledì 2: ore 17.15 – 21.30

Usa, 2018
Regia: David Lowery
Attori: Casey Affleck – John Hunt, Robert Redford – Forrest Tucker, Sissy Spacek – Jewel, Tom Waits, Danny Glover, Elisabeth Moss, Keith Carradine, Tika Sumpter, Isiah Whitlock Jr., Augustine Frizzell, Gene Jones, Barlow Jacobs, Robert Longstreet
Soggetto: David Grann – (articolo)
Sceneggiatura: David Lowery
Fotografia: Joe Anderson
Musiche: Daniel Hart
Montaggio: Lisa Zeno Churgin
Scenografia: Scott Kuzio
Arredamento: Olivia Peebles
Costumi: Annell Brodeur
Durata 93′
Colore C
Genere THRILLER
Specifiche tecniche
ARRIFLEX, 16 MM
Tratto da
articolo di David Grann apparso sul quotidiano “The New Yorker” il 27 gennaio 2003
Produzione
TOBY HALBROOKS, BILL HOLDERMAN, JAMES M. JOHNSTON, ANTHONY MASTROMAURO, DAWN OSTROFF, ROBERT REDFORD, JEREMY STECKLER, JAMES D. STERN PER CONDÉ NAST, ENDGAME ENTERTAINMENT, IDENTITY FILMS, WILDWOOD ENTERPRISES, SAILOR BEAR
Distribuzione
BIM DISTRIBUZIONE

“Cold war”, amore e jazz a Varsavia sullo sfondo della cortina di ferro

Un musical in bianco e nero su una storia d’amore tormentata scandita dalle canzoni popolari polacche, dal jazz di Gershwin e dalla musica pop anni Sessanta, con l’immancabile 24.000 baci. Applaudito alla proiezione per la stampa e candidato a qualche premio nel Palmarès, dopo l’anteprima al Grand Théatre Lumière alla presenza del cast, Cold War (Guerra fredda) del regista premio Oscar polacco Pawel Pawlikowski (miglior film straniero con Ida del 2013), è un ritratto in bianco e nero della Polonia della cortina di ferro. Attraverso la storia d’amore di due artisti, la cantante e ballerina Zula (Joanna Zulig) e il pianista Wiktor (Tomasz Kot), tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Sessanta. “Un film sul paradosso della vita – lo ha definito il regista – i protagonisti portano il nome dei miei genitori che per tutta la loro vita si sono amati, lasciati, traditi come loro”.
Il racconto per episodi, immagini e canzoni dell’incontro dei due, inizia nella scuola di cultura e arte popolare (ispirato alla compagnia folk Mazowsze, fondata nel 1949 da una coppia di musicisti), la nascita del loro amore, la decisione di lui durante una tournée a Berlino di scappare nell’altro blocco convinto che lei lo seguirà, ma a Parigi andrà da solo e ci vorranno anni prima che si ritrovino. “Era tantissimo tempo che questa storia abitava dentro di me – ha detto il regista, nato a Varsavia ma andato a vivere in Inghilterra a 14 anni con la madre ballerina – soltanto il successo di Ida mi ha fatto credere di poterla realizzare”.
Il regista, che nel passato ha realizzato molti documentari e alcuni film girati con star americane come My Summer of love con Emily Blunt o The Woman in the Fifth, interpretato da Ethan Hawke e Kristin Scott Thomas ma girato a Parigi, ha trovato la sua vena con il racconto della Polonia degli anni in cui i suoi genitori erano giovani. “Non credo che la nostalgia sia la mia cifra, certo è però che mi manca un mondo in cui non eravamo così distratti da tanto rumore – dice Pawlikowski – Ho vissuto per la maggior parte della mia vita fuori, ma tornando in Polonia io mi sento a casa. Emotivamente un luogo che conserva le tue memorie, il tuo linguaggio, il legame con le persone è quello giusto dove raccontare una storia, è necessario che il film abbia una casa”. Ed è chiaro che la casa del cinema di Pawlikowski sia la Polonia di quegli anni (Ida è ambientato nel ’62 ed è la storia di una giovane donna che sta per farsi suora e che scopre di provenire da una famiglia ebrea).
“Non saprei raccontare una storia d’amore così al giorno d’oggi, l’amore è troppo distratto da immagini e suoni tutto intorno – dice il regista – l’epoca della cortina di ferro mi sembrava il giusto ambiente per questo coppia tormentata perché all’epoca c’erano molti ostacoli e l’amore è tutto una questione di superare ostacoli. Era un’epoca più drammatica e i sentimenti erano più profondi. Tendo a guardami indietro non certo per nostalgia di Stalin ma in cerca di chiarezza senza il rumore che oggi ci confonde”.
Come nel suo film Ida (dove c’era già Joanna Zulig a cantare 24.000 baci), anche qui la musica pop anni Sessanta italiana ha un suo spazio: “Quando ero un ragazzino a Varsavia impazzivano per cantanti come Adriano Celentano o Marino Marini, ma io preferivo i Rolling Stones. Oggi invece sono capace di apprezzare quella musica pop”. Se non è nostalgia questa.