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Il discorso perfetto (dall’11/2)

07 Febbraio , 2022

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Movie Story

venerdì 11 ore 17.20 – 21.20
sabato 12 ore 20.30
domenica 13 ore 16.30 – 18.30
mercoledì 16 ore 19.20

Regia di Laurent Tirard, con Benjamin Lavernhe, Sara Giraudeau, Kyan Khojandi, Julia Piaton, François Morel. Titolo originale: Le Discours. Genere Commedia, – Francia, 2020, durata 87 minuti.

Adrien è un trentacinquenne romantico, depresso e ipocondriaco, da trentotto giorni ancor più sofferente perché la fidanzata, Sonia, ha messo “in pausa” la loro relazione fino a data da destinarsi. Si trova in questo stato penoso ad una noiosa cena di famiglia quando il fidanzato di sua sorella gli chiede il favore di tenere un discorso durante la cerimonia per il loro matrimonio. Angosciato alla sola idea, Adrien comincia così a produrre un lungo discorso mentale, in cui immagina quel che potrebbe dire, ricorda i traumi e i bei momenti passati, analizza la sua famiglia, la sua relazione e se stesso, in attesa che un messaggio di Sonia riaccenda in lui la speranza e la felicità.

Il fortunato libro di Fabrice Caro diventa un film per mano del regista del Piccolo Nicolas e di Asterix e Obelix al servizio di sua maestà.

Laurent Tirard ce la mette proprio tutta per tenere vivo il cinema tra le pieghe del teatro filmato, ricorrendo allo sfondamento di pareti immaginarie, ai salti avanti e indietro nel tempo, ai freeze frame e alle mini sequenze di montaggio, ma è uno sforzo che si avverte e che infine logora. Ciò non significa che Benjamin Lavernhe non si guadagni il suo primo ruolo da protagonista, o che il suo monologo, lungo quanto il film, non sia acuto o divertente (chiunque non sia allergico al cinismo in piccola dose troverà carburante per qualche bella risata), e non vuol dire nemmeno che Il discorso perfetto non abbia i suoi padrini cinematografici, da Amélie Poulain, per lo stile scoppiettante delle digressioni, a (500) giorni insieme, per la cronaca delle pene d’amore. Quello che non si può negare, però, è che funzioni anche come un altro tipo di “discorso”: un elogio funebre per la scomparsa del cinema inteso come spazio dell’immagine e dell’azione.

Introdotta da una presentazione del protagonista su un palcoscenico, microfono davanti e sipario alle spalle, la commedia rimane di fatto in quella posizione per tutto il resto della sua durata, rimbalzando tra soli interni, affidandosi tutto il tempo alla voice over come in un podcast, e operando un montaggio di riprese e rilanci a partire dalle frasi del monologo, che sostituiscono di fatto le scene del film.

Niente di grave, anche perché il registro, frammentato nel ritmo e espressionista nella mimica, strizza l’occhio al genere che ha fatto la fortuna di Caro, e cioè il fumetto; però quando tutto è affidato alla parola, quando il cinema si fa claustrofobico e artificiale, bisogna che quella parola sia in grado di ammaliare, trattenere, catturare, mentre Il discorso perfetto di Caro e Tirard, alla fine, non è migliore dei tentativi che mette in scena. (Marianna Cappi, mymovies.it)