Regia di Muayad Alayan, con Adeeb Safadi, Sivane Kretchner, Ishai Golan, Maisa Abd Elhadi, Jan Kuhne. Cast completo Titolo originale: The Reports on Sarah and Saleem. Genere Drammatico – Palestina, 2018, durata 127 minuti. Uscita cinema mercoledì 24 aprile 2019 distribuito da Satine Film
Sarah, israeliana, gestisce un bar a Gerusalemme, ha una figlia piccola di nome Flora e un marito nell’esercito. Saleem, palestinese, fa consegne di pane, ha una moglie incinta e problemi ad arrivare a fine mese. I due s’incontrano, si piacciono, intraprendono una relazione clandestina che si consuma con cadenza settimanale nel furgone di lui. Basta una rissa in un pub a Betlemme ad accendere la miccia, ne esploderà un’indagine più politica che privata in cui tutti sono contemporaneamente colpevoli e innocenti.
Nessuna storia può restare privata quando c’è di mezzo la questione palestinese. Neanche una storia di sesso.
Se lei è israeliana e lui è palestinese non c’è segreto che tenga, tutto diventa affare di stato. Da lì timore di complotti politici, accuse di spionaggio, minacce a ripetizione e morti ammazzati nel mezzo. Il regista palestinese Muayad Alayan, seguendo la sceneggiatura decisamente impeccabile di suo fratello Rami, mette in scena quella che in un film italiano medio(cre) sarebbe stata una semplice storia di corna, trattandola con rara grazia, forza vitale, autenticità.
Si fa presto ad affezionarsi ai due protagonisti, al basico Saleem (notevole Adeeb Safadi) che cerca rifugio ed evasione tra le braccia della volitiva Sarah (Sivane Kretchner, memorabile). I due vivono ai due poli opposti (da un punto di vista geografico, ma anche religioso e politico) di Gerusalemme, e i loro incontri clandestini nulla tolgono, apparentemente, alle vite condotte con i rispettivi coniugi. Anche qui parliamo di caratterizzazione dei personaggi – e relative performance- da applauso, da una parte il colonnello David (Ishai Golan) tradito nell’orgoglio di marito e di soldato. Dall’altra la dirompente Bisa (Maisa Abd Elhadi), protetta dal fratello e dal velo, eppure pronta a farsi leonessa con tanto di pancione contro tutti e tutto quando il marito fedifrago verrà imprigionato e accusato di spionaggio. A sostenerla, un’altra figura memorabile e contemporanea: l’avvocatessa.
Sono le donne a fare la storia e cambiarne i destini, mentre gli uomini perdono tempo a guerreggiarsi tra loro. Mostra questo, la visione di The Reports on Sarah and Saleem, presentato in anteprima nazionale al Bari International Film festival. Un film emotivamente sorprendente, ideologicamente spiazzante e difficile da dimenticare, in cui le rivali in amore diventano loro malgrado alleate. Insieme lottano contro un’ingiustizia più grande, quella di governi che non vedono l’ora di scoprire complotti inesistenti, strumentalizzare notizie e trasformare i cittadini in avversari da combattere.
La regia di Muayad Alayan è matura, benchè si tratti solo di un’opera seconda, e ricorda a tratti quella di Asghar Farhadi, con zero didascalismi e un’eleganza rara nel raccontare anche le passioni più primordiali, senza troppo schierarsi da un punto di vista politico, tanto meno morale. Certo, la questione politica è prepotentemente e fa la differenza, tuttavia viene trattata come un contesto in cui far muovere una storia decisamente avvincente e magistralmente congeniata, che dura 133 minuti ma arriva veloce allo spettatore come un proiettile.
Restano nel cuore, i protagonisti di questo film, ognuno con la sua colpa, ognuno con la sua voglia di vita e desiderio di giustizia. Restano i loro sguardi, i sospiri lunghi, la difficoltà ad esprimere sentimenti inconfessabili, la loro voglia di abbassare il volume dei notiziari di morte per abbandonarsi al flusso dirompente della vita. Che non è mai giusta, né perfetta: è quel che è, dice l’amore. (Claudia Catalli, mymovies.it)